A fine 95, muniti delle mappe dellisola
dei pirati, cominciammo la caccia ai tesori speleologici nascosti tra le
miniere di calamina (val Vedra - val Parina - val del Riso); già
altri ritrovamenti (alcuni dei quali notevoli) sia nelle miniere di Dossena
che in quelle di Gorno avevano dimostrato che di tesori sconosciuti ce
ne potevano essere molti altri. Le ricerche sistematiche a tavolino ed
in loco cominciavano a fruttare piccoli gioielli, e le nostre capacità
di comprensione delliconografia topografica mineraria crescevano costantemente.
Tutto questo patrimonio cognitivo fu messo a profitto anche per le miniere
dellalta val Parina, sia posizionando correttamente le cavità già
catastate che verificando i vari spunti ed indizi a nostra disposizione
circa lesistenza di grotte di un certo interesse.
Tra queste ultime cera unipotetica grossa
cavità verticale nei cantieri Cascinetto, ma non si riusciva a trovare
totale corrispondenza tra le nostre informazioni e la realtà topografica
delle gallerie esaminate; in particolare non si riusciva ad imbroccare
la galleria giusta che intercettava il buco di cui sopra.
Continuando a girare ci si trovò
alla base dello sprofondamento recintato: anche questo era di origine palesemente
naturale, e qualche speleo aveva lasciato il suo bravo spit sul saltino
che congiunge la miniera al fondo del pozzo (senza peraltro segnalarlo
in alcun modo al resto del mondo).
Lì vicino trovammo la chiave del
mistero: unenorme frana che nascondeva il passaggio incriminato, oltre
a renderlo totalmente inagibile. Una volta inquadrata correttamente la
situazione si comprese che il pozzo cercato ed il pozzo già trovato
alcuni anni prima erano una cosa sola, così ritornammo con ben altre
aspettative alla sua sommità, armati di una corda da 70 m. Bastarono
pochissimi metri di discesa per riuscire a distinguere le parti evidentemente
naturali da quelle modificate dalluomo allo scopo di facilitare la discarica
di materiale inerte dentro il comodo serbatoio naturale sottostante.
Dopo quattro frazionamenti in 15 metri
di pozzo si arrivò in un grosso ambiente la cui morfologia originaria
era assolutamente indecifrabile a causa dei pesanti rimaneggiamenti finalizzati
allestrazione del minerale, quindi si arrivò in cima ad una maestosa
verticale, sostanzialmente indenne da interventi umani. In compenso i crolli
avvenuti probabilmente dopo labbandono della coltivazione avevano lasciato,
sospeso precariamente in cima al fusoide, un lastrone spesso più
di un metro e largo circa 7x4 m.
La splendida (e preoccupata) discesa,
armata con tiro unico di 54 metri in perfetta verticale, si arrestò
contro il nodo di fondo della corda, a 6/7 metri di altezza dal pavimento
ingombro di sassi.
Una settimana di morbosa attesa fu ancora
necessaria prima di poter accertare che il fondo del pozzo era stato ostruito
irrimediabilmente dagli ingenti scarichi di miniera.
Visto che lungo il pozzo altre finestre
facevano pensare ad intercettazioni finalizzate allo stesso scopo, era
quasi certo che il tappo fosse spesso parecchi metri, forse decine (sigh!).
Effettuato il rilievo si calcolò
che lintera verticale raggiungeva un dislivello di 74 metri, di cui i
primi tre o quattro quasi certamente scavati oppure allargati dai minatori.
Con alcuni divertenti pendoli si riuscì a controllare quasi tutte
le finestre, escludendo prosecuzioni naturali nella parte bassa del pozzo,
tra laltro si riuscì a penetrare dal lato opposto la galleria franata
che ci aveva fermato precedentemente.
Girando dentro le coltivazioni si trovarono
altri anfratti naturali isolati tra loro e dal fusoide principale, invece
entrando da un vicino sprofondamento si ritrovò anche il canale
di volta (con resti di concrezioni) della galleria che portava in cima
al pozzone, la parte bassa della galleria era stata mangiata dagli scavi
artificiali.
Allo stato attuale ci sono poche ulteriori
possibilità di accrescere lo sviluppo della cavità, denominata
Lacca del Cascinetto, in compenso sono cambiate radicalmente le prospettive
speleologiche della zona, evidentemente esaminata solo in modo molto sommario
dai nostri predecessori. Altre segnalazioni, prima sottovalutate perché
ritenute poco credibili, assumono oggi un peso nettamente diverso e si
prevede in futuro un grosso impegno da parte nostra sullintero versante
meridionale dellArera, sia in miniera che esternamente. |