Rilievo Topografico:
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 Dati catastali dell'ingresso alto: 
Comune: Oltre il Colle; Località: Cascinetto; Quota: 1460 slm;  
Longitudine: 02° 39' 30"/1561585; Latitudine: 45° 54' 50"/5084870  
Sviluppo reale: 74m; Dislivello: -70m  
Lacca del Cascinetto, la campata di 54  
metri in vuoto. 
 
Antefatto: 
All’incirca nel ‘92 il sottoscritto e Danilo Brugali salivamo lo sterrato (costruito per le esigenze degli impianti minerari) che porta al rifugio S.A.B.A. (q. 1600 M. Arera, val Parina).  
Quella che doveva essere una normale passeggiata in montagna si sarebbe certamente trasformata in escursione nelle miniere abbandonate se non avessimo avuto a disposizione solo una torcia mezza scarica e abbigliamento da esterno. Tra quota 1.400 e 1.450 ci ficcammo comunque in alcune gallerie, scoprendo un anfratto naturale impercorribile.  
All’esterno vedemmo anche un grosso sprofondamento recintato e, a monte di questo, una costruzione in muratura a secco alla cui base si sentiva una forte circolazione d’aria. L’istinto ci spinse ad entrare nel breve cunicolo (con soffitto di pietre a secco sostenute da spezzoni di binario) da cui passava l’aria e ci affacciammo così su un saltino. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” disse il Maestro, quindi noi due fummo costretti a cominciare dalla seconda... seguita immediatamente da una terza e da diverse altre pietre. I boati che salivano dal basso facevano pensare ad un pozzo molto profondo ed ampio...  
A parte qualche vaga pulce nell’orecchio pensammo esclusivamente alla possibilità che quel pozzo fosse artificiale, così come lasciava credere tutto il contesto circostante (mai fidarsi delle apparenze!). Ci si ripropose di ritornare qualche volta per scenderlo, giusto per sfizio, ma poi non se ne fece più nulla. 
 
Cronaca: 
A fine ‘95, muniti delle mappe dell’isola dei pirati, cominciammo la caccia ai tesori speleologici nascosti tra le miniere di calamina (val Vedra - val Parina - val del Riso); già altri ritrovamenti (alcuni dei quali notevoli) sia nelle miniere di Dossena che in quelle di Gorno avevano dimostrato che di tesori sconosciuti ce ne potevano essere molti altri. Le ricerche sistematiche a tavolino ed in loco cominciavano a fruttare piccoli gioielli, e le nostre capacità di comprensione dell’iconografia topografica mineraria crescevano costantemente. Tutto questo patrimonio cognitivo fu messo a profitto anche per le miniere dell’alta val Parina, sia posizionando correttamente le cavità già catastate che verificando i vari spunti ed indizi a nostra disposizione circa l’esistenza di grotte di un certo interesse.  
Tra queste ultime c’era un’ipotetica grossa cavità verticale nei cantieri Cascinetto, ma non si riusciva a trovare totale corrispondenza tra le nostre informazioni e la realtà topografica delle gallerie esaminate; in particolare non si riusciva ad imbroccare la galleria giusta che intercettava il buco di cui sopra.  
Continuando a girare ci si trovò alla base dello sprofondamento recintato: anche questo era di origine palesemente naturale, e qualche speleo aveva lasciato il suo bravo spit sul saltino che congiunge la miniera al fondo del pozzo (senza peraltro segnalarlo in alcun modo al resto del mondo).  
Lì vicino trovammo la chiave del mistero: un’enorme frana che nascondeva il passaggio incriminato, oltre a renderlo totalmente inagibile. Una volta inquadrata correttamente la situazione si comprese che il pozzo cercato ed il pozzo già trovato alcuni anni prima erano una cosa sola, così ritornammo con ben altre aspettative alla sua sommità, armati di una corda da 70 m. Bastarono pochissimi metri di discesa per riuscire a distinguere le parti evidentemente naturali da quelle modificate dall’uomo allo scopo di facilitare la discarica di materiale inerte dentro il comodo serbatoio naturale sottostante.  
Dopo quattro frazionamenti in 15 metri di pozzo si arrivò in un grosso ambiente la cui morfologia originaria era assolutamente indecifrabile a causa dei pesanti rimaneggiamenti finalizzati all’estrazione del minerale, quindi si arrivò in cima ad una maestosa verticale, sostanzialmente indenne da interventi umani. In compenso i crolli avvenuti probabilmente dopo l’abbandono della coltivazione avevano lasciato, sospeso precariamente in cima al fusoide, un lastrone spesso più di un metro e largo circa 7x4 m.  
La splendida (e preoccupata) discesa, armata con tiro unico di 54 metri in perfetta verticale, si arrestò contro il nodo di fondo della corda, a 6/7 metri di altezza dal pavimento ingombro di sassi.  
Una settimana di morbosa attesa fu ancora necessaria prima di poter accertare che il fondo del pozzo era stato ostruito irrimediabilmente dagli ingenti scarichi di miniera.  
Visto che lungo il pozzo altre finestre facevano pensare ad intercettazioni finalizzate allo stesso scopo, era quasi certo che il “tappo” fosse spesso parecchi metri, forse decine (sigh!).  
Effettuato il rilievo si calcolò che l’intera verticale raggiungeva un dislivello di 74 metri, di cui i primi tre o quattro quasi certamente scavati oppure allargati dai minatori. Con alcuni divertenti pendoli si riuscì a controllare quasi tutte le finestre, escludendo prosecuzioni naturali nella parte bassa del pozzo, tra l’altro si riuscì a penetrare dal lato opposto la galleria franata che ci aveva fermato precedentemente.  
Girando dentro le coltivazioni si trovarono altri anfratti naturali isolati tra loro e dal fusoide principale, invece entrando da un vicino sprofondamento si ritrovò anche il canale di volta (con resti di concrezioni) della galleria che portava in cima al pozzone, la parte bassa della galleria era stata “mangiata” dagli scavi artificiali.  
Allo stato attuale ci sono poche ulteriori possibilità di accrescere lo sviluppo della cavità, denominata “Lacca del Cascinetto”, in compenso sono cambiate radicalmente le prospettive speleologiche della zona, evidentemente esaminata solo in modo molto sommario dai nostri predecessori. Altre segnalazioni, prima sottovalutate perché ritenute poco credibili, assumono oggi un peso nettamente diverso e si prevede in futuro un grosso impegno da parte nostra sull’intero versante meridionale dell’Arera, sia in miniera che esternamente.
 
Monte arera - Comune di Oltre il Collle
Rilievo: 18/2/96 (S. Dossi; G. Pannuzzo;
G.S.B. le Nottole - Speleo Club Orobico CAI
Disegno: Giorgio Pannuzzo (20/2/1996)